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    La scuola nel tecnocene

    L'educazione, l'istruzione e l'apprendimento dovrebbero sviluppare la conoscenza (di sè, degli altri e del mondo), le abilità e le relazioni (genitore-figlio, insegnante-allievo, allenatore-giocatore, giocatore-giocatore, etc ) dei giovani attraverso diversi tipi di esperienze (pratiche, esercitative, teoriche) dipendenti fortemente dall'ambiente.

    Oggi che a dominare la scena è il tecnocapitalismo le tecnologie digitali hanno colonizzato ogni ambito della vita moderna. La propaganda è molto più subdola che nei sistemi totalitari per cui non è facile distiguere la realtà dalla mistificazione. Il dominio della tecnica unito a quello del sistema capitalistico non è casuale o spontaneo ma il frutto di una stretta relazione tra il pensiero razionale, convergente e calcolante e il modello teorico della catena di montaggio della fabbrica. La pervasività e unicità di tale sistema è la prima questione che si deve affrontare: cosa fare ? omologarsi o conservare un minimo di pensiero critico preparando le future generazioni a immaginare o realizzare un'alternativa sia essa quella di resistere, contrastare, riformare o rivoluzionare questo dominio così pervasivo?

    Questa commistione tra capitalismo e tecnica strumentale ha determinato alcune conseguenze:

    1. progressiva perdita di umanità e soggettività da parte dell'uomo che diventa corpo, oggetto, materia prima per la rete - fabbrica globale e consumatore h24 di prodotti
    2. polverizzazione e fluidità della società che viene ad essere costituita da singoli individui-consumatori senza legami, slegati dalla realtà, esistenti in una realtà virtuale
    3. marginalizzazione delle aggregazioni politiche (partiti), economiche (sindacati) e culturali (scuole di pensiero), ormai svuotate e incapaci di incisività
    4. subordinazione nei confronti dell'impresa, del mercato e del sapere scientifico
    5. discriminazione delle forme di azione e pensiero critico

    I bambini sono immersi in questo mondo virtuale prodotto dalla rete che utilizza per i suoi scopi le vite che ciascuno di noi gli offre gratuitamente

     

    L'esperienza educativa diventa fondamentale anche per gli adulti che per essere incisivi devono trovare l'intesa coi più giovani e nel trovarla ritrovano la spensieratezza, la felicità e la ragione della loro vita.

    Nel mondo occidentale moderno in cui comanda il Dio-denaro il mercato pervade ogni angolo della società e anche la scuola, al pari di altre istituti come gli ospedali o i tribunali, è considerata alla stregua di un'impresa. La scuola quindi vende diplomi con la promessa che essi siano utili per lavorare. La scuola-impresa ha come clienti le famiglie, come prodotti i diplomi e come strumenti gli insegnanti (sempre meno) e le tecnologie digitali (sempre più). Gli studenti, gli insegnanti e la didattica rappresentano attrito, fastidio e difficoltà solo se qualcuno di essi si dimostra dotato di una certa capacità critica, fenomeno assai raro ma facilmente gestibile ad esempio con la minaccia o col ricatto. Allo studente si può chiedere solo di divenire imprenditore di sè stesso essendogli scientificamente impedito di divenire sè stesso. Tale impedimento è la naturale conseguenza del tipo di società in cui la scuola è immersa e che essa stessa contribuisce a costruire: la società senza conflitti e differenze esteriori (nemmeno quelle sessuali che sono divenute indefinitamente mutevoli) ma col massimo grado di separazione e alienazione dell'individuo dalla realtà, la società del malessere di vita, la scuola che mette tutti i giovani in grado di competere in un mercato del tutti contro tutti in cui nessuno però potrà più scalare nessuna vetta nè sperare di fare quello per cui è portato, l'importante infatti è attrarre capitali per innovare. La scuola è un ingranaggio importante di questo sistema produttivo che è divenuto totalizzante anche se fa credere di vivere in un mondo aperto, libero, collaborativo e pieno di opportunità (lavorative). Peccato che queste promesse si scontrino con una realtà alquanto diversa e questo tradimento delle aspettative produce risentimento e sfiducia verso i proponenti. Questa rabbia sociale non si traduce però in una forza politica di opposizione in quanto il sistema nasconde abilmente le proprie incongruenze e paradossi e appare come un scelta inelattubile alla quale non c'è alternativa. Se hai mal di denti non prendi un'analgesico? Se sei senza lavoro come speri di mangiare ? Se non delinqui perchè hai paura di essere costantemente e pervasimente controllato in ogni aspetto della vita anche molto intimo? Se contrai un mutuo sei o no un buon padre di famiglia? Pensi sia possibile al giorno d'oggi non mandare i figli a scuola? Speri di essere un buon insegnante se lasci che i tuoi alunni rischino di non sapere o di non saper fare? Ed anche la tanto sbandierata autonomia scolastica si riduce a competizione di una scuola contro le altre per risultare attrattive e accaparrarsi il maggior numero di studenti anche servendosi di canali pubblicitari tipici del mondo dell'economia (manifesti, reclame nei media, etc). Ma come può dirsi autonoma una scuola con miseri fondi statali, costretta a elemosinare quelli del PNRR o ad accettare sponsorizzazioni private? Autonoma nella forma ma non nella sostanza.

    La conservazione dello status quo è quindi nn'alternativa efficace alla tanto sbandierata innovazione continua oppure è solo l'altra faccia della stessa medaglia? Non si può infatti negare che non pochi genitori e insegnanti mal digeriscono questo tipo di società e di scuola in particolare e fanno della conservazione dei 'bei tempi andati' la loro filosofia. Evidentemente hanno scelto di opporsi a un fondamentale aspetto del sistema imperante: l'innovazione acritica. La diffidenza verso questo tipo di 'progresso' senza freni non è una recente conquista ed era già consolidato al tempo della corsa alla bomba atomica, solo per citare uno degli esempi più famosi di sfiducia verso la scienza ma di risultati ne ha prodotti ben pochi anche perchè, come al solito, si è sempre fatto credere che non ci fosse alternativa un pò come nel medioevo si credeva che non ci fosse alternativa al ricorso alla preghiera in caso di epidemia. Chi si opponeva e si oppone alla narrazione dominante è dileggiato, minacciato, ricattato, perseguitato, maginalizzato o discriminato. La dicotomia progressismo/conservatorismo non può che avere un solo vincitore. Chi si oppone viene denigrato affibbiandogli delle etichette quali reazionario (per quelli che sono contrari al progresso acritico), omofobo (per quelli che si oppongono alla teoria gender), no-vax (per quelli che si oppongono all'obbligatorietà del vaccino).

    Le scelte della scuola parentale o dell'unschooling in genere vengono etichettate come anticonformistiche, sovversive, anarchiche, maniacali-ipocondriache o snobbistiche, raramente sono considerate scelte intelligenti. Spesso non se ne comprendono la ragione e gli scopi e se ne misconoscono il diritto che la giustifica e le modalità con cui si può realizzare.

     

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