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    Fattorie della Laga e dei Sibillini

    Il progetto consiste nel creare una rete solidale di minifattorie multifunzionali a cavallo tra le montagne di umbria, marche, abruzzo e lazio in alternativa ai tipici modelli di economia agro-industriale diffusi in pianura. La rete dovrebbe fornire una serie di 'servizi' agro-silvo-pastorali oltrechè socio-culturali e turistici interni ed esterni al raggruppamento di fattorie che possono scambiare servizi e prodotti tra di loro ma anche vendere ognuno ai propri clienti.

    Il territorio dell'appennino centrale era già in crisi da molto prima dell'evento sismico dello scorso 2016 ed abitarci è sempre stata una sfida. Per invertire tale tendenza ci vorrebbe un modello di sviluppo agricolo più adeguato alle esigenze specifiche della montagna che per quanto concerne ad esempio la pastorizia necessità di molti ettari di pascolo mentre l'attuale parcellizzazione degli appezzamenti è la condizione opposta. I contributi a pioggia e l'assistenzialismo hanno rappresentato solo palliativi a fondo perduto ed esempi virtuosi da imitare non sono emersi neppure dai soldi per le ricostruzioni post sisma negli altri terremoti.

    Il modello di ricostruzione dei borghi abbandonati, funzionale ad un'economia di tipo prevalentemente turistico, non ha resistito alla lunga alle difficoltà dei territori. Per questo ci si è rivolti verso soluzioni che potessero garantire sicurezza e autosufficienza nei periodi di maggior isolamento e valorizzazione dell'agricoltura nel periodo estivo (vedi esempio della farm-village) cercando, ove gli enti comunali collaborassero, di mettere a fattor comune il patrimonio parcellizato e abbandonato (vedi l'esempio nelle Alpi delle associazioni fondiarie). 

    Dal punto di vista turistico, nonostante il problema della diminita ricettività a seguito del sisma del 2016 al quale alcuni stanno cercando di porre rimedio, il territorio è particolarmente vocato per tutta una serie di attrattive:

    Dal punto di vista agricolo si tratta di ricostituire e valorizzare le produzioni biologiche di:

    • marrone, noce e nocciolo
    • grani antichi di montagna e mais
    • vitigno autoctono resistente alla filossera di uva pecorino, vino cotto
    • fagioloni di pescara del tronto, roveja, lenticchia, cicerchia, cece
    • patata (che però non si trova più)
    • funghi, tartufi
    • frutti di bosco (mora, lampone, mirtillo)
    • miele

    Dal punto di vista della silvicoltura si vorrebbe valutare l'impatto ambientale della ricostruzione di una piccola filiera ecosostenibile del mestiere tradizionale dei carbonai partendo da esempi come quello del museo dei carbonai a Cessapalombo e di tutte le attività e servizi educativi e turistici il cui oggetto è il bosco. 

    Dal punto di vista della pastorizia sarebbero da reintrodurre tutte le razze adatte e vocate del territorio come il cane pastore maremmano-abruzzese e la pecora sopravissana (con una 'v' sola) e tutta la filiera enogastronomica di trasformati e derivati.

    Dal punto di vista storico-culturale si tratta di valorizzare adeguatamente le testimonianze di epoca romana, medievale e di recente civiltà, arte e letteratura con percorsi e manifestazioni, eventi, rappresentazioni ed istallazione fisse (ecomusei) e mobili.

    La stessa ri-costruzione post-sisma potrebbe prevedere zone e istallazioni a scopo educativo e a memoria del rischio geologico sul modello di quanto avvenuto in romagna dopo il sisma del 2012, attirando professionisti e artisti di talento con la giusta sensibilità.

    Questa analisi dello scenario non vuole comprendere tutto, piuttosto tutto quello che è fondamentale allo scopo e sarebbe utile reperire dati oggettivi e fondamentali

    Una parte del progetto molto complessa riguarda la messa in rete e a fattor comune le competenze tecnico-pratiche e scientifiche del territorio, soprattutto delle iniziative sorte spontaneamente sul territorio come la rete d'imprese per il recupero della razza ovina sopravissana o la cooperativa Alto Tronto che si occupa di vino pecorino e marrone. Le comunità del territorio ancora esistono anche se un pò malandate e si può partire dal basso anche se sarebbe auspicabile che dall'alto ci sono enti che già hanno iniziato a creare e favorire comunità più resilienti. 

    Un progetto collegato potrebbe riguardare l'avvio di una scuola di formazione di pastorizia sul modello Volsin ad esempio e similari. Siamo alla ricerca di esperti e consulenti in campo agro-silvo-pastorale oltrechè di aziende a conduzione familiare del territorio di comprovata serietà ed esperienza negli stessi settori per definire un manuale delle buone pratiche di conduzione della fattoria di montagna.